Mio nonno
Salve a tutti, sono Silvia, ho ventidue anni. Capelli neri, è lunghi,
sono un metro settanta. Un fisico da sballo. Il mio culo, è un’armonia di
forme, lo metto in risalto indossando, pantaloni una taglia in meno della mia,
o con vestiti, molto aderenti. La mia carnagione, color pesca, mi fa sembrare
che sia sempre abbronzata.
Una mattina, ero in cucina con mamma ci si preparava per partire per
il mare, una bella è sacrosanta, vacanza. Squillo il cellulare di mamma. Era
l’ospedale, il nonno aveva subito un incidente, con l’auto. Pochi minuti
eravamo per strada. Per fortuna, l’incidente, non era grave, il nonno gli
avevano ingessato una gamba. Le solite cose, che si dicono per la circostanza,
dopo, tre giorni lo dimisero, mi fu chiesto se potevo andare a stare un po’ da
lui. Accettai volentieri, mi piaceva mio nonno, era sempre, amorevole con me,
mi chiamava la sua principessa. Anche se con la scusa, di giocare, di farmi il
solletico. Mi toccava le tette, ero un’adolescente, molto procace, a tredici
anni avevo le tette grandi, come una mela. Lui mi solleticava sotto il braccio,
con quella scusa mi con un dito lo toccava. Capivo, che voleva toccarmi, è io
facendo finta di niente, muovevo le gambe, lo toccavo il bozzo, nei pantaloni,
praticamente, gli massaggiavo il cazzo. Poi gli anni, passano, è lui, non
poteva, farlo più. a me mancava. Ricordo ancora come se fosse oggi, quando,
inizio a, mi salutava, che andava via, o ero io, che lasciavo casa sua, se, ero
sola, mi baciava, sulla bocca, la prima volta, mi disse amore è il nostro
segreto, cosi tutte le volte, che, cera l’occasione, mi baciava sulla bocca, un
pomeriggio che ero sola, lui venne, come entro, stava per baciarmi sulla
guancia. Gli sussurrai sono sola. È lui mi bacio sulla bocca, quella volta, oso
un po’ di più, mi passo la lingua tra le labbra. In quel’istante, sentì uno
spasimo, nella figa. Fu l’unica volta. Con la morte di nonna, lui subbi, un
cambiamento, non gli interessava più nulla.
Il giorno che andai a prenderlo all’ospedale, al mio arrivo notai che
era pronto. Ciao nonno come stai.
- Bene sei venuta sola?.
- Sì lo sai i miei lavorano. Mi avvicinai a lui, credo che lui, non se
la spettava, lo baciai sulla bocca, rapida gli passai langua tra le labbra, lui
tocco la mia con la sua. Ceravamo capiti, cosa volevo, è cosa mi aspettavo da
lui. Non sono una verginella, lo preso anche nel mio bel culo. Quello che mi
affascina, è mi piace molto di più, è succhiare, un bel cazzo. Fare un bel
pompino con, ingoio. Il nonno abita in un piccolo villino in periferia,. Prima
di andare lo lasciai al parcheggio, feci la spesa. Nel pomeriggio, si distese
sul letto. Vuoi dormire?.
- No vieni qua, vicino a me.
- Mi invito a stendermi al suo fianco. Contento?.
- Si ma dimmi tu lo sai che sei una provocazione, con questi pantaloni
cosi stretti. Metti in mostra un culo, che deve essere tutto un programma.
- Ti piace, il mio culo. Dimmi la verità?. Vuoi toccarlo, puoi se lo
vuoi. Non mi rispose, non cera bisogno, passo dalle parole ai fatti. Mise la
mano sul culo è lo accarezzava. Vuoi che mi abbassi i pantaloni?. Assenti, me
li tolsi, restai con le mutandine che era un filo. Guardai, il suoi occhi
erano, felice, è lo dimostrava il cazzo che faceva un bel bozzo. Rimise la
mano, sul culo, ma il birbante, la mise tra le natiche, mi stuzzico il
buchetto, lo tasto, poi infilo un dito, dentro. È io mi bagnai, la figa, ormai
era fatta, via i falsi pudori. Lo baciai, è questa volta fu un bacio vero. Lui
mi diede la lingua, iniziammo a baciarci. Misi la mano, sul bozzo, senti il
cazzo palpitare, desiderava uscire allo scoperto. Sbottai i pantaloni, è
finalmente, avevo quell’asta di carne in mano. Lo lasciai di baciarlo, è scesi
giù, aveva un grosso cazzo lungo, è con le vene gonfie, la capocchia, color
roseo, mi attirava, non ci pensai molto, presi la capocchia tra le labbra, gli
diedi una leccata tutto in torno, dopo alcuni secondi, scesi con la bocca
aperta a prenderlo del tutto, mi tocco il fondo della gola, è ne restava
ancora, iniziai a pompare, lui continuava a stuzzicarmi il buco del culo. Dopo
alcuni minuti. Lasciai di, spampinarlo. Aspetta un attimo. Mi alzai, è mi recai
in bagno presi, un po’ di crema, ritornai a letto, spalmai la capocchia, con la
crema. Mi misi a cavalcioni, su di lui, guidai il cazzo vicino al mio buco, del
culo. È lentamente, iniziai a spingere verso il basso, la cappella si fece,
strada, mi fermai per un attimo. Lui mi teneva per i fianchi diede una spinta,
è il suo cazzo mi entro del tutto, mi sentivo come, in paradiso, è l’inferno,
bello anche se un po’ doloroso. Restai ferma, per alcuni secondi.
- Che bello che sei ai un culo favoloso. Quante volte ho immaginato
questo momento, è quante seghe mi son fatto, pensando a questo tuo culo.
- Taci nonno, stringimi le tette cosi, che bello. Nel frattempo lui
con una mano mi stringeva le tette, con l’altra mi stuzzicava il clitoride. Io
salivo è scendevo su quel palo di carne. Duro un bel po’, gli gridai nonno
godo, che bello. Lui accelero i movimenti dal di sotto, è mi grido il suo
amore. Lentamente mi sfilai quel grosso cazzo dal culo. Mi distesi al suo
fianco, è lo baciai. Che bello nonno è tanto che lo volevo.
- È io ti o sognato sempre, tu sei una bella ragazza, una gran fica,
il tuo culo, è straordinario.
- Restai a casa sua, sino a che non gli tolsero il gesso. Oggi quando
ho tempo vado da lui, ci facciamo delle inculate favolose.
Non ho mai scopato, è non che non mi sarebbe piaciuto. Nel paese dove
vivo, una ragazza deve arrivare vergine al matrimonio. Ecco il motivo, che mi
faccio inculare. ‘’Questa è l’ipocrisia degli uomini, vergine di fica, sfondata
di culo.’’ Tanto il culo non si vede,
nemmeno si sente.
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